By Expedia Team, on January 10, 2017

SpaceLiner: il giro del mondo in 90 minuti

“Con lo SpaceLiner sarà possibile fare il giro del mondo in 90 minuti e raggiungere tutte le destinazioni dello spazio celeste!

Se pensate che Australia, Nuova Zelanda o altre esotiche mete dell’emisfero meridionale non siano abbastanza lontane, non disperate: presto potremo raggiungere lo spazio! Secondo i portavoce della DLR, l’agenzia spaziale tedesca, non esistono limiti o frontiere. Il turismo spaziale è una delle ultime tendenze nel settore dei viaggi. La DLR non ha intenzione di lasciare questa grossa fetta di torta alle compagnie private e perciò ha progettato lo SpaceLiner. Si tratta di una via di mezzo tra un aeroplano e una navicella spaziale, completamente riutilizzabile e in grado di fare – letteralmente – il giro del mondo: da Francoforte a Sidney in soli 90 minuti, dalla Germania alla California in meno di un’ora.

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Questi veicoli, progettati per decollare verticalmente, raggiungono una velocità pari a 12 volte quella della luce e perdono il primo modulo (che ritorna verso la piattaforma di lancio). Il secondo modulo consente un’ulteriore accelerazione fino a quando la navicella raggiunge l’impressionante velocità di 7 km/s e i motori si spengono. Martin Sippel, dell’Istituto dei Sistemi Spaziali di Brema, spiega: “Grazie alla propulsione dei motori e alla forza gravitazionale, il veicolo torna sulla terra proprio come un normale aereo”.

Il forte frastuono creato in fase di decollo potrebbe essere causa di inquinamento acustico e dunque un problema per gli abitanti del posto.

Questo sistema ha un altro punto debole: i carburanti altamente infiammabili utilizzati per la propulsione della navicella, idrogeno e ossigeno, potrebbero essere trasportati in forma liquida. Ciò significherebbe che il razzo spaziale dovrebbe essere di dimensioni notevoli, proprio perché l’idrogeno liquido (in particolare) occupa un volume maggiore. A sua vola, quindi, anche il serbatoio dovrebbe essere più grande.

È per questo motivo che dalla DLR suggeriscono di sostituire i tradizionali aeroporti con delle piattaforme di lancio nelle cosiddette “terre di nessuno”. In Europa si potrebbe considerare l’ipotesi di posizionare queste basi in mare aperto o sulla costa.


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Un viaggio sullo SpaceLiner potrebbe presentare un ulteriore ostacolo: considerato il decollo in verticale, i passeggeri sarebbero – almeno inizialmente – sdraiati sui loro sedili. La navicella tedesca sarebbe in grado di ospitare fino a 50 persone.

Se non volete rinunciare a un’esperienza di viaggio irripetibile come quella a bordo dello SpaceLiners ma la posizione anomala in fase di decollo vi spaventa, Martin Sippel ha una possibile soluzione: “Potremmo mettere le cabine in posizione orizzontale, per consentire ai passeggeri di prendere quota come su un normale aereo e sentirsi più a loro agio”. Queste capsule verrebbero poi sollevate da una gru e inserite nella piattaforma di carico della navicella, in modo da consentire il decollo verticale.

Se le cabine dovessero davvero essere inserite separatamente all’interno dell’abitacolo spaziale, ci sarebbero maggiori probabilità che vengano utilizzate come capsule di salvataggio in caso di emergenza: nell’eventualità di un incidente, infatti, questi moduli si staccherebbero dal veicolo principale e riporterebbero i passeggeri sulla terra. Le cabine entrerebbero nuovamente in orbita e atterrerebbero dolcemente grazie all’effetto frenante di un paracadute.

Al momento, la DLR è alla ricerca di una compagnia aerea o una qualsiasi altra società interessata a finanziare il progetto. Si tratta, però, di un’idea piuttosto ambiziosa e non alla portata di tutti. Inoltre, finora né la Germania né l’Unione europea hanno l’esperienza necessaria per costruire delle navicelle spaziali con equipaggio a bordo come questa.

Gli investimenti per ingegneria e manodopera sarebbero completamente ripagati dai sostanziosi guadagni. I prezzi dei biglietti, infatti, sarebbero notevolmente più alti rispetto al più costoso dei voli in prima classe attualmente in vendita. In compenso, ricorda Martin Sippel, la durata dei viaggi si ridurrebbe circa dell’80%. “Potremmo arrivare in Australia e tornare a casa in uno solo giorno”.

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