By Expedia Team, on April 1, 2016

La lunga storia del Bacio di Hayez

“Storia e significato dell’immagine romantica per eccellenza: dopo il successo della mostra a Milano, va all’asta da Christie’s a NY una delle sue versioni.

Gli ultimi mesi hanno riportato l’attenzione su una delle opere più note al grande pubblico: il bacio di Hayez. Dopo il successo della mostra a Milano, terminata il 21 febbraio scorso e capace di richiamare ben 180 mila visitatori, una delle tre versioni esposte sarà battuta all’asta da Christie’s, a New York, il 25 aprile: la stima è tra i 620mila e gli 880mila euro.

Il Bacio di Francesco Hayez, la cui prima versione è conservata alla Pinacoteca di Brera, è un simbolo dell’Ottocento italiano, per il suo valore storico-politico, in origine, e poi soprattutto per la sua potenza iconica, che gli ha permesso di essere un’immagine romantica per eccellenza, continuamente citata ancora oggi.

Per capirne la portata, basti pensare che persino Luchino Visconti in Senso, il suo capolavoro del 1954 ambientato proprio negli anni del Risorgimento, riprodusse la tela nella scena del bacio nella Villa di Aldeno tra Alida Valli (Livia) e Farley Granger (Franz), i due protagonisti della pellicola.

Il bacio di Luchino Visconti in Senso (1954) in parallelo con quello di Hayez - © montaggio dell'autore

Il bacio di Luchino Visconti in Senso (1954) in parallelo con quello di Hayez – © montaggio dell’autore

A richiedere il quadro al pittore veneziano fu il conte Alfonso Maria Visconti di Saliceto e Hayez diede alla scena romantica un forte significato storico e politico, finalizzato a celebrare gli accordi di Plombières tra Italia e Francia, rispettivamente identificabili grazie ai colori degli abiti indossati dai due personaggi: il bianco, il rosso e il verde dell’uomo e l’azzurro della donna. Appare sovrainterpretata dalla critica, invece, l’ombra di una donna che scende le scale sulla sinistra, letta come simbolico riferimento ai timori nei confronti della realizzazione del sogno patriottico di unità nazionale.

Il valore risorgimentale del dipinto, però, è indubbio ed è facilmente comprensibile se si considera che venne presentato all’Accademia di Brera il 9 settembre 1859, tre mesi dopo l’ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano.

La tela è un manifesto del cosiddetto Romanticismo storico, di cui Hayez fu il massimo esponente italiano: per questo la scena è ambientata nel Medioevo, epoca idealizzata in quegli anni – basti pensare alla pittura coeva nel resto d’Europa, ai dipinti dei Preraffaelliti, ma anche, in ambito letterario, ai romanzi storici di Walter Scott, Alexandre Dumas e Alessandro Manzoni -, e i due personaggi indossano abiti collocabili cronologicamente nel Trecento.

L’opera ebbe subito successo e il pittore ricevette attestati di stima persino da Giuseppe Mazzini, che vide nella pittura teatrale, ma insieme naturalistica di Hayez, un agile modo per propagandare i suoi ideali, confermati dal sottotitolo dell’opera: Episodio della giovinezza.

Francesco Hayez, Il bacio, 1851, Milano, Pinacoteca di Brera (Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AEl_Beso_(Pinacoteca_de_Brera%2C_Mil%C3%A1n%2C_1859).jpg

Francesco Hayez, Il bacio, 1851, Milano, Pinacoteca di Brera (Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AElBeso(Pinacoteca_de_Brera%2C_Mil%C3%A1n%2C_1859).jpg

Hayez realizzò altre tre versioni dello stesso soggetto, tutte conservate in collezioni private: nel 2008 una delle tre, dipinta nel 1861 per la famiglia Mylius, è stata battuta all’asta da Sotheby’s a Londra per la cifra di 780 mila sterline. La differente caratterizzazione dell’abito della donna in questa versione, bianco e non più azzurro, è stata interpretata come una posizione politica antifrancese dopo la delusione dei patrioti italiani nei confronti di Napoleone III che dichiarò conclusa la guerra contro l’Austria prima che l’Italia vedesse riannesso il Veneto al suo territorio.

Fu, invece, lo stesso Alfonso Maria Visconti di Saliceto a donare tramite lascito testamentario il dipinto originario alla Pinacoteca di Brera.”