By Expedia Team, on November 13, 2017

Opere​ Magritte: i 15 quadri più belli

In viaggio con le opere di Magritte: 15 quadri che vi faranno fare il giro del mondo, svelando l’arte del grande maestro surrealista.

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Tra i principali protagonisti del movimento surrealista, Magritte è senza dubbio uno dei più popolari – e prolifici – pittori del ‘900. Nasce nel 1898 nel piccolo paese di Lessines, in Belgio, e si avvicina alla pittura surrealista a partire dalla metà degli anni ’20 del ‘900, grazie, soprattutto, alle produzioni di De Chirico, che da subito lo conquistarono. Le opere di Magritte non sono mai di immediata lettura: gli oggetti ritratti sono comuni e realistici, ma spesso associati in modo talmente imprevisto e contrastante, da creare un effetto di inquietante stupore, giustificabile con interpretazioni molteplici.

Qual era l’obiettivo di Magritte? In poche parole: “evocare il mistero del mondo“, ovvero superare le bugie delle convenzioni per arrivare alla vera essenza delle cose. La dimensione in cui cercare le maggiori ispirazioni non è quella puramente onirica – come per altri famosi pittori surrealisti – ma, più specificatamente, quella del preconscio: le visioni del dormiveglia si fondono con la realtà, conferendo agli oggetti un aspetto e un significato sorprendenti. E l’effetto sorpresa, elemento immancabile nei quadri di Magritte, viene ulteriormente amplificato dai titoli delle opere, che con il pittore belga assumono un ruolo totalmente nuovo: quello, cioè, non di didascalia esplicativa, ma di struttura poetica a sé stante che, come nuova fonte di ispirazione, si affianca al quadro, complicandone ulteriormente la lettura.

Sì, l’arte magrittiana preannuncia un viaggio tortuoso, e non solo da punto di vista intellettivo: ecco 15 opere che vi permetteranno di scoprire la più misteriosa pittura del pensiero, in un giro attorno al mondo.

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### 1. Il Tradimento delle Immagini

È il Los Angeles County Museum of Art a custodire la più famosa opera di René Magritte, che ben illustra uno dei più importanti messaggi della sua filosofia: non c’è una diretta connessione logica tra realtà oggettiva ed espressione verbale. Per dimostrarlo, verso la fine degli anni ’20 il pittore inizia ad inserire parole nei suoi quadri, proprio con l’obiettivo di evidenziare la relatività dell’utilizzo delle parole stesse. In Il Tradimento delle immagini, il conflitto tra immagine e parola va a disintegrare la comune idea di pipa: “Ceci n’est pas une pipe” – ovvero, “Questo (quadro) non è una pipa” – ma una raffigurazione di ciò che io, artista, ritengo sia una pipa.

Il Tradimento delle Immagini - by Jay Cross - Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) - https://www.flickr.com/photos/jaycross/2869212451

Il Tradimento delle Immagini – by Jay Cross – Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) – https://www.flickr.com/photos/jaycross/2869212451

### 2. Golconda

Anche il Texas ha i suoi Magritte. Alla Menil Collection di Houston troverete diverse opere firmate dal pittore belga, tra cui Golconda, una tela affollata da tanti uomini galleggianti, vestiti in modo identico, ma dalle diverse fisionomie. Chi sono questi personaggi? Si tratta di tante piccole versioni dell’Uomo con la Bombetta, un soggetto frequentissimo nella pittura magrittiana, che impersona il Borghese del ‘900: una figura assolutamente non straordinaria, quasi replicabile, il cui senso, senza la folla, viene meno. Magritte realizzò un enorme numero di quadri dedicati a questo tema, rappresentando, di solito, l’uomo con la bombetta da solo, di spalle o con il volto oscurato da un oggetto. La folla che vediamo in Golgonda è quindi un’eccezione, come d’eccezione è la sua fruibilità: la maggior parte dei dipinti ascrivibili a questo tema, oggi, purtroppo, appartiene infatti a collezioni private.

Golconda -  By Ωméga * - Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) - https://www.flickr.com/photos/23416307@N04/9658920009

Golconda – By Ωméga * – Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) – https://www.flickr.com/photos/23416307@N04/9658920009

### 3. La Camera d’Ascolto

Presso la Menil Collection è esposta anche La Camera d’Ascolto che, semplicemente, ritrae una stanza, occupata interamente da una mela verde. Una mela talmente invasiva da farci mancare il respiro, come se minacciasse di occupare anche il nostro spazio, facendo esplodere quello della tela. Ma anche una mela qualunque, come un Borghese qualunque: nulla di eccezionale. Proprio questa banalità è ciò che costantemente ritroviamo nelle opere di Magritte, che ci conduce allo stupore di fronte al mistero dell’esistenza.

### 4. Lo Stupro

E di nuovo alla Menil Collection si trova Lo Stupro, dipinto celeberrimo che ritrae un volto femminile completamente trasfigurato: gli occhi sono seni, il naso è l’ombelico, la bocca è rappresentata dai genitali. Il viso, che è anche torso, perde così i suoi tratti individuali ed espressivi, trasformandosi in un corpo senza voce. Una raffigurazione violenta e mostruosa per illustrare l’effetto, mostruoso e violento, che lo sguardo di un uomo può avere sul corpo di una donna.

### 5. Il Banchetto

In questo quadro, conservato all’Art Institute of Chicago, Magritte raffigura un tramonto. Il muretto in primo piano, gli alberi con le loro chiome scure, il cielo arancione che in sfumature graduali riempie lo sfondo: tutto è dipinto in modo realistico e meticoloso. L’unico elemento che scombina la scena è il sole, che si piazza proprio al centro della tela, come fosse una palla vagante, invece di rimanere oscurato dagli alberi come ci suggerirebbe la ragione e il buon senso. La filosofia magrittiana è rispettata in tutto e per tutto: stile realistico, ma elementi fuori posto che con una carica di stranezza scuotono l’osservatore.

Il banchetto - by jimcchou - Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) - https://www.flickr.com/photos/jimchou/245795670

Il banchetto – by jimcchou – Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) – https://www.flickr.com/photos/jimchou/245795670

### 6. La Condizione Umana I

Insieme all’Uomo con la Bombetta, quello del “Quadro dentro il quadro” è uno dei temi più ricorrenti nella produzione artistica di Magritte. In La Condizione Umana I, conservata alla National Gallery of Art di Washington, il pittore aggiunge anche l’elemento della finestra che, come fa l’occhio per l’uomo, permette l’osservazione del mondo esterno. Il messaggio del dipinto si collega, in parte, a quello di Il Tradimento delle Immagini: un quadro è un oggetto con delle immagini, che non hanno nulla a che vedere con la realtà, in quanto legate indissolubilmente a ciò che l’artista percepisce come realtà. In questo si riassume la condizione umana: il mondo, che percepiamo come qualcosa a noi esterno, è in verità solo una rappresentazione mentale che vive al nostro interno.

La condizione umana I - by Sharon Mollerus - Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) - https://www.flickr.com/photos/clairity/3290392494

La condizione umana I – by Sharon Mollerus – Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) – https://www.flickr.com/photos/clairity/3290392494

### 7. Il Finto Specchio

Presso il MOMA di New York si trovano due dei più celebri quadri di Magritte. In Il Finto Specchio, la tela è interamente occupata da un occhio senza ciglia la cui iride è riempita da un cielo azzurro con nuvole bianche. Il titolo, in questo caso, ci dà qualche indizio utile alla comprensione dell’opera. Il finto specchio è infatti l’occhio umano, un elemento selettivo su cui si riflette una realtà che è solo soggettiva. L’occhio di Magritte, in tutto il suo mistero, opera inoltre su più livelli: l’osservatore lo utilizza per guardare il mondo esterno, come se fosse una finestra e, al contempo, viene guardato da esso. Un dipinto che, come disse Man Ray, “vede quanto è visto”.

Il finto specchio - by Jimmy Baikovicius - Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) - https://www.flickr.com/photos/jikatu/776837424

Il finto specchio – by Jimmy Baikovicius – Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) – https://www.flickr.com/photos/jikatu/776837424

### 8. Gli Amanti

Il secondo, grande, Magritte del MOMA è Gli Amanti, che raffigura due volti coperti da un panno bianco, nell’atto di baciarsi. L’immagine è inquietante e paradossale. Alcuni critici hanno dato un’interpretazione psicanalitica dell’opera, ricollegandola ad un episodio traumatico dell’infanzia dell’autore – ovvero, il suicidio della madre, che fu rinvenuta in un fiume con il volto avvolto nella sua stessa veste bianca. Più probabilmente, il messaggio è attinente alla poetica surrealista di Magritte, che vuole ricordare come sia impossibile conoscersi realmente l’un l’altro, quando ognuno possiede una propria visione del mondo, puramente soggettiva. Persino agli amanti non è lecito conoscersi e, in tal caso, è il panno bianco a fare da barriera contro ogni dialogo e contatto possibili.

Gli amanti - by Yann Caradec - Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) - https://www.flickr.com/photos/la_bretagne_a_paris/29886246376

Gli amanti – by Yann Caradec – Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) – https://www.flickr.com/photos/la_bretagne_a_paris/29886246376

### 9. L’Uomo con il giornale

Attraversiamo a questo punto l’Atlantico e approdiamo in Europa, alla Tate Gallery di Londra. Qui si trova L’Uomo con il giornale, un’opera davvero particolarissima. In questo quadro viene ricreata la tipica abitazione borghese, con il suo arredamento banale e i suoi oggetti comuni, e replicata per quattro volte nei quattro rettangoli in cui è divisa la tela. Niente è fuori posto stavolta: attorno all’uomo che legge il giornale tutto è normalissimo e assolutamente realistico. Per quattro volte la stessa stanza, la stessa scena, la stessa inquadratura. L’unica cosa che cambia è la scomparsa dell’uomo che legge, che viene eliminato tre volte consecutive, con un risultato disorientante. Il quadro vuole mostrare il panico della banalità: l’essenzialità rimane sempre immutata, mentre la presenza visibile dell’uomo, con la sua esistenza vuota, è priva di significato.

### 10. La Riproduzione Vietata

Il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, nei Paesi Bassi, custodisce una preziosa collezione di quadri firmati da Magritte. Tra questi, La Riproduzione Vietata è forse il più importante. È ciò che Magritte ha dipinto quando gli fu chiesto di fare un ritratto dell’amico Edward James, l’eccentrico poeta britannico surrealista. Anche in questo caso, rimaniamo sbigottiti: James viene ritratto di spalle di fronte ad uno specchio che ne riflette l’immagine, di nuovo di spalle. Lo specchio è reale – e il corretto riflesso del libro di Edgar Allan Poe ce lo dimostra – eppure non riusciamo in alcun modo ad accedere alla visione frontale dell’uomo, che invece ci aspetteremmo. Perchè? Perchè lo specchio di Magritte, invece di riflettere la realtà, vuole riprodurre ciò che l’occhio selettivo del pittore – e dell’osservatore – sta fissando in quel preciso momento.

### 11. La Magia Nera

Spostandoci a Bruxelles troviamo il Museo Magritte che, essendo interamente dedicato al grande pittore surrealista, ne espone molte opere. La Magia Nera, che è solo uno dei tanti che meriterebbe di essere citato, raffigura un corpo femminile nudo i cui colori, dal basso verso l’alto, sfumano gradualmente verso il blu intangibile del cielo. Così alcuni amici di Magritte giustificarono il titolo dell’opera: “è un atto di magia nera trasformare la carne della donna in cielo”.

### 12. L’Incendio

L’Incendio, esposto ancora al Museo Magritte, si focalizza sul tema della metamorfosi, un altro importante concetto surrealista. È davvero sorprendente come, avvicinandosi ad un quadro di Magritte, ci si renda conto come nulla sia davvero quello che sembra. Qui è lampante: un bosco di alberi, che si trasformano in foglie e poi in fiamme, mostra la relatività di un mondo che può essere ribaltato in ogni momento.

### 13. La Voce dei Venti

Con La Voce dei Venti arriviamo finalmente in Italia, più precisamente alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia. Si tratta di uno dei lavori più enigmatici ed ermetici di Magritte, che in questo caso dipinge tre enormi sfere bianco-grigie – dai più, interpretate come tre grandi sonagli – che fluttuano in un cielo azzurro, al di sopra di un prato verde. L’osservatore è di nuovo spaesato: oggetti totalmente decontestualizzati sembrano essere in grado di fermare il tempo, annullare il suono e fossilizzare lo spazio.

### 14. L’Impero delle Luci

Di questo quadro esistono diverse versioni, di cui una conservata alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia. Nell‘Impero delle Luci, Magritte dipinge una casa circondata da alberi e immersa nel buio; l’oscurità è rotta soltanto dalla luce fioca di un lampione, che ne illumina parzialmente la facciata. Lo sfondo che si staglia dietro l’abitazione è esattamente l’opposto di ciò che ci aspetteremmo: non troviamo la notte, infatti, ma un cielo pomeridiano, di un azzurro chiaro e morbido. Notte e giorno condividono lo spazio della tela, in un’opera che vuole eliminare il tempo: come spesso succede, Magritte annulla infatti la linea temporale, rendendo possibile l’apparire simultaneo di cose che, nel reale, si possono vedere solo in successione.

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L'Impero delle luci - by Irina - Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) - https://www.flickr.com/photos/repolco/17116981707

L’Impero delle luci – by Irina – Under Creative Commons license CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/) – https://www.flickr.com/photos/repolco/17116981707

### 15. Il Castello dei Pirenei

L’ultimo quadro di questo itinerario vi porta a Gerusalemme, nell’Israel Museum, l’istituzione culturale più importante di Israele. Qui è conservato Il Castello dei Pirenei, un’opera del 1959, risalente alla cosiddetta “età della pietra” di Magritte. In quegli anni, infatti, l’artista sviluppa una vera e propria ossessione per le rocce giganti che spesso, in modo simile ai grandi campanelli della Voce dei Venti, fa fluttuare in grandi spazi aperti. Con uno stile freddo e nitido, Magritte ribalta le leggi di gravità, creando un mondo in cui l’immaginario diventa, apparentemente, reale.

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Photo Credit

Foto di copertina: Place Royal e Museo Magritte – By charles lecompte, CC BY-SA 3.0, LEGGI ANCHE: Opere Klimt: i 15 quadri più belli!**”