I lavelli di Argostoli sono stati considerati da molti di Cefalonia un altro "mistero". Ai margini della penisola di Argostoli il mare penetra nella terraferma e sfocia in doline. Il fenomeno ha a lungo turbato gli scienziati. Nel 1963, i geologi Viktor Maurin e Josef Zötl dell'Università di Graz gettarono 160 chilogrammi di vernice in uno dei lavandini. Due settimane dopo sono state trovate tracce di colore nelle sorgenti dall'altra parte dell'isola, a 14 km di distanza, così come nella grotta del lago Melissani. I pozzi non sono altro che spacchi carsici attraverso i quali le acque dei fiumi che sfociano nel polga sono prosciugati. La cosa strana è che i pozzi di Argostoli sono un sistema di anfratti che si trovano ad un livello più basso rispetto alla superficie del mare e ricevono costantemente le sue acque con slancio, una sorta di abisso costiero con un afflusso costante di acqua di mare. Molti scienziati affermano che l'acqua dolce scende sottoterra da Ainos, si stima che si perdano 1.000 metri cubi ogni 24 ore.