Questa porta fornisce l'accesso alla parte occidentale della città ed è il più imponente tra le sette porte di Pompei.

Il Foro civile è il cuore della vita quotidiana della città ed è il punto focale di tutti i principali edifici pubblici per l'amministrazione comunale e la giustizia, la gestione commerciale e le attività come i mercati, nonché i principali luoghi di culto cittadini.

Questo spazio veniva utilizzato per fare affari e per amministrare giustizia. È accessibile dal Foro attraverso cinque ingressi separati da colonne di tufo

Questo era un piccolo negozio dove venivano serviti piatti caldi

È una delle case più grandi di Pompei, e occupa un intero quartiere di circa 3000 mq e, secondo la sua originale struttura urbanistica, risale al II secolo a.C.

La casa, una delle più ricche e famose di Pompei, è protetta da Priapo, il dio della prosperità, dipinto sulla destra della porta, che simboleggia il successo economico dei proprietari, i fratelli liberti Aulus Vettius Restitutus e Aulus Vettius Conviva, che si arricchirono grazie al commercio.

A sinistra si trova la piscina e a destra si trova un colonnato che conduce alle stanze degli uomini, suddivise in apodyterium (spogliatoio), con il frigidarium (per bagni freddi), che conduce al tepidarium (per bagni a temperatura media) e poi al calidarium (per i bagni caldi).

Il bordello Le prostitute del bordello erano perlopiù schiave greche e orientali pagate tra due e otto assi (un bicchiere di vino costava un asse) per i loro servizi. L'edificio ha due piani. Le case del proprietario e degli schiavi si trovano al piano superiore, mentre al piano inferiore ci sono ci sono cinque camere, tutte dotate di un letto fisso, su entrambi i lati del corridoio che collega le due entrate del piano terra. Le camere erano chiuse da una tenda. Alla fine del corridoio, sotto le scale, si vede una latrina. Piccoli dipinti con rappresentazioni erotiche sulle pareti del corridoio centrale informano i clienti dell'attività che avevano luogo nel Lupanare. Il bordello prende il nome da lupa, una parola latina che significa "prostituta".

Il Teatro grande fu costruito sfruttando la pendenza naturale della collina per la costruzione dell'auditorium. La scalinata è stata suddivisa con corridoi in tre zone, a loro volta suddivise in cinque settori, ed era basata su un passaggio con volta a botte.

Questo anfiteatro è il più antico tra quelli noti dell'epoca romana. Costruito nel 70 a.C., appena prima della fondazione della colonia, su iniziativa dei magistrati Caius Quinctius Valgo e Marcus Porcius che avevano costruito anche l'Odeon

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