Angelo Cricchi: La mia Roma si sveglia di notte
“Un viaggio nei luoghi non convenzionali della Capitale in compagnia del fotografo e regista Angelo Cricchi.
Ex atleta, oggi è un nome noto a livello internazionale grazie a una vasta esperienza come fotografo di moda per magazine di tutto il mondo, e alle produzioni Art & Fashion della sua Lostandfound. Innamorato di Roma, dove è nato, Angelo Cricchi è il direttore creativo della rivista “Mia Le Journal” e direttore del dipartimento Fashion presso l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di San Lorenzo. Quale guida migliore per cercare uno sguardo inconsueto sulla città eterna e i suoi spazi meno frequentati.
A spasso per Roma, da dove partiamo?
“Esteticamente trovo imprescindibile l’Appia Antica e la Roma fatta di rovine, quella archeologica di Cecilia Metella, per intendersi. Sono molto legato a Roma. E’ una città che si divide in zone diverse e che spesso non si contaminano tra loro”.
E poi?
“Continuerei la mia visita all’Eur. E’ un quartiere molto conosciuto, ma capace di rivelarsi ‘pieno di vuoti’. Specie di notte ha grande fascino. E poi il mare, la zona di Capocotta. Un posto scontato per chi ci vive, ma si sa che spesso finiamo per derubricare in maniera provinciale i luoghi a noi noti per mitizzare quelli degli altri. Non a caso, ricordo che quando avevo contattato Peter Lindbergh per propormi come suo assistente: l’agente mi aveva detto che stava lavorando proprio a Capocotta”.
Vuoti che evidentemente sono stimolanti a livello creativo, no?
“Fanno parte del mio fotografare, sono vuoti abbastanza pieni. Parliamo di una architettura forte, colma di storia in molti casi. Ma c’è anche una Roma più divertente, ugualmente classica in qualche modo. Quella di Testaccio, del monte dei Cocci, e la zona del MACRO, esteticamente molto bello, o del vecchio porto romano. Una storia che passa anche attraverso il cibo, visto che molta della cucina tradizionale, fatta anche di interiora e frattaglie, nasce lì. E poi Piazza Navona e Campo de Fiori, dove mi capita spesso di andare quando sono da solo”.
C’è anche una Roma scomparsa, che in molti rimpiangono. Anche lei?
“C’è un cambiamento netto di fruizione. Oggi la città di notte è piena di gente, di tutte le età, che va per locali durante l’intera settimana: a San Lorenzo, a Ostiense e al Pigneto, che non amo troppo, ma frequento avendo lo studio a Portonaccio. C’è anche un’architettura industriale molto bella”.
Ci dica di più del suo studio a Portonaccio…
“Ho uno spazio in un edificio industriale a via Arimondi, davanti alla ferrovia e accanto al Qube, uno dei nuovi luoghi di svago. Un palazzo oggi abitato da vari artisti. Sono stato il primo ad arrivare. Spesso la notte si organizzano feste con centinaia di invitati che vanno avanti fino a mattina a far baldoria”.
Dunque si torna a parlare di notte…
“Roma è una città essenzialmente notturna. Con il solleone è decisamente turistica. Di giorno mi vengono in mente la parte museale non troppo frequentata dei musei minori, come Palazzo Altemps, oppure il Foro Romano o le chiese del centro, e dove almeno una volta al mese devo andare, come toccasana”.
Ma Roma è famosa per saper sempre sorprendere. Impossibile da conoscere tutta. Qual è stata la sua ultima scoperta?
“Ogni tanto trovi delle stradine dove non eri mai stato o hai la possibilità di entrare in luoghi prima inaccessibili. Come in questi giorni succede alla Zecca. Personalmente, ho scoperto da poco la Rampa Prenestina. Un posto stranissimo sulla via Prenestina. Una specie di torre, con un buco in mezzo, come il Pantheon. È la rampa di un parcheggio che non arriva da nessuna parte. Non so perché l’abbiano costruita, ma da qualche mese l’hanno adibita a sede di eventi. Come la Città dello Sport che si vede all’inizio della Roma-Napoli. Doveva essere lo Stadio del Nuoto per i Mondiali del 2009, ora la conoscono tutti come la Vela di Calatrava, ma sembra una grande balena spiaggiata. È un posto eccezionale, non aperto al pubblico. Alla fine sono riuscito ad avere i permessi per poter girare lì”.
Una città sempre più grande. È cambiato il modo di viverla e di lavorarci? O di amarla?
“No. Anno dopo anno scopri la città e la sua bellezza. Una realtà che è difficile paragonare ad altre come Parigi, Londra, Berlino, New York. Questo è il limite di Roma, il suo non essere contemporanea. Quando si dice che Roma è eterna, è anche perché in un certo senso non si muove. È una staticità, una fissità, che possono essere consolanti, ma che dal punto di vista di un artista ti mettono a confronto solo con capolavori eterni e non con la contemporaneità”.
Quanto il suo lavoro continua a nutrirsi di Roma?
“Ho appena collaborato con alcuni studenti della East London University per la creazione di percorso dedicato a Pasolini. Qualcosa che può esser banale per alcuni italiani, ma per un inglese sicuramente no. Li ho portati all’Idroscalo e all’acquedotto romano sulla Tuscolana. Luoghi che a me piacciono molto e che l’americano Joel Sternfeld ha fotografato nel libro ‘Campagna romana’. Quando l’ho scoperto ho provato invidia e frustrazione. Quelli erano gli scorci che io vedevo svegliandomi da casa, tutte le mattine, nei primi anni ’90. E lui era arrivato dal Michigan per farne un bellissimo libro”.
Cosa ci sarà invece nella sua prossima mostra?
“Il titolo è Musa, ed è in programma in uno spazio vicino all’orto botanico, la Galleria Giacomo Guidi, a partire dal 9 luglio. Ho portato 26 attrici in 20 studi di artisti romani contemporanei, dal writer di Ostia che lavora in un garage allo Studio Tirelli a San Lorenzo o in quelli di altri artisti più conosciuti. È stato un contrasto interessante, utile per mostrare gli interni di questi ambienti. Ma l’idea di far incontrare cinema e arte è qualcosa che mi appartiene da sempre”.
Courtesy of © Angelo Cricchi, 2015. www.lostandfoundstudio.it, www.angelocricchi.com
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