Come scoprire Istanbul, prima che cambi
“Guidati da Francesca Faiella, attrice e regista, scopriamo la città dai mille volti dove genovesi e veneziani hanno lasciato impronte importanti.
Una città, due continenti. Istanbul è il punto di incontro di due realtà. Il luogo dove convivono l’ovest e l’est, il passato e il futuro, la storia e la prepotente modernità. È la città dai mille volti, dove genovesi, veneziani, ottomani e greci si sono incontrati fondendosi in un enorme melting pot di 14 milioni di persone.
Qui, le chiese sono state trasformate in moschee, qui sopravvivono i resti romani e bizantini, qui ancora vendono drappi e spezie, e l’odore del pesce fritto pervade ogni cosa.
### Galata, dove l’occidente si fonde con l’oriente
Per scoprire la Istanbul più vera si deve talvolta uscire dai soliti percorsi turistici e camminare tra i luoghi meno conosciuti della città. Francesca Faiella, attrice e regista italiana, sta realizzando un documentario sulla presenza in città delle comunità non turche. Abbiamo chiesto a lei di indicare i luoghi che chi visita Istanbul non può perdere, alla ricerca di quegli elementi ancora visibili del passaggio degli italiani nella vecchia Costantinopoli.
“Per iniziare, si può partire proprio dai quartieri centrali e turistici, guardandoli, però, con un altro occhio”, spiega Francesca. “Il più interessante è Beyoğlu, dove c’è la torre di Galata (Bereketzade Galata Kulesi) realizzata dai genovesi. Questo è il punto di congiunzione principale tra la città e la storia occidentale. Passeggiando lungo la Istiklal, la lunga e ampia strada che collega piazza Taksim alla torre, si può andare alla scoperta delle varie chiese cristiane, nascoste tra i vicoli, la casa del podestà genovese e tutti i caravanserraglio commerciali nei pressi del ponte di Galata”. In genere i turisti raggiungono la torre di Galata solo per apprezzare il panorama dall’alto, “mentre proprio qui intorno c’è molto da scoprire, anche della storia italiana”.
### Alla scoperta della Istanbul asiatica
Al di là dei quartieri centrali, Francesca Faiella apprezza moltissimo la parte asiatica della città, spesso fuori dai classici percorsi turistici. “Da Üsküdar si sale in battello lungo il Bosforo in direzione del Mar Nero. Sulla costa asiatica c’è un villaggio più bello dell’altro”, spiega Francesca. “Certamente il più affascinante è Kuzguncuk, oggi un quartiere di Istanbul, abitato prevalentemente da architetti turchi. Qui c’è stata una vasta opera di restauro e di recupero del territorio, dove sono state preservate tutte le caratteristiche di un villaggio autentico. A Kuzguncuk ci sono bellissimi ristoranti e vari parchi autogestiti dalla popolazione locale”.
Sempre lungo il Bosforo, verso il Mar Nero ma nel retroterra, c’è il “villaggio dei Polacchi”, il Polonezkoy, dove vivono cittadini turchi di origine slava, esuli della rovinosa avventura della rivoluzione polacca del 1830. “Il luogo è molto affascinante e romantico e ancora oggi si possono gustare pietanze di origine slava. È il luogo ideale per le coppie. Questo un vero posto segreto degli istanbulesi”.
A sud, invece, “altro posto imperdibile sul lato asiatico è Kadıköy, luogo molto frequentato e ricco di ristoranti celebri dove assaporare un mix di cucina ottomana con cucina mediorientale”. Nei pressi, lungo la costa, c’è il Moda, quartiere frequentato un tempo dalle comunità locali non turche e “oggi riscoperto con grandi e suntuose ville di legno e maestosi edifici sul mare che oggi appartengono all’élite della città”.
### La Istanbul “italiana”
La presenza italiana ad Istanbul è piuttosto forte. Nei secoli si sono succeduti i veneziani e i genovesi che hanno lasciato segni indelebili sulla città. “Essere italiani ad Istanbul è un valore aggiunto”, spiega Francesca. “È molto apprezzato il savoir-faire dei latini. Questo deriva soprattutto dall’apporto che gli italiani hanno dato alla città nell’ottocento. Essere italiano è sinonimo di essere una persona preparata, colta, seria ed elegante”.
I genovesi e i veneziani sono coloro che più di altri hanno contribuito nella trasformazione della città. “Oggi, del loro passaggio rimangono ancora alcune linee di sangue, i cosiddetti levantini. Dal punto di vista architettonico, oltre alla torre di Galata, rimangono anche le antiche mura genovesi, che l’amministrazione sta via via smantellando, intorno all’antica città di Pera, e la chiesa di San Pietro e Paolo (Galata Kulesi Sok. 44) con la sua Madonna di Caffa”, vecchia colonia genovese in Crimea.
### I musei da non perdere
Per quanto riguarda i musei Francesca Faiella consiglia di partire comunque da quelli più turistici. “A chi raggiunge Istanbul, consiglio di visitare il Topkapi, museo realizzato nel palazzo del sultano (Cankurtaran 34122 Fatih), e il Dolmabahçe, primo edificio in stile occidentale di Istanbul, palazzo del potere della nuova Turchia e oggi museo della storia ottomana. Inoltre, consiglio il museo navale, il Deniz Muzesi (Sinanpaşa, 34353), e l’Istanbul Modern (Karaköy, Meclis-i Mebusan Cad., 34433 Beyoğlu), dove apprezzare opere di artisti turchi e internazionali”.
Ma ad Istanbul ci sono anche molti musei privati, in genere finanziati da magnati o da grandi gruppi industriali. “Il mio preferito è il Sakip Sabanci (Emirgan Sakıp Sabancı Cd. No:42 34467 Sarıyer), un museo dove sono raccolte varie collezioni di opere calligrafiche”.
Altro museo consigliato è il Borusan (Baltalimanı Balta Limanı Hisar Cd. No:5 34470 Sarıyer), di proprietà dell’omonimo gruppo industriale. “La tipicità di quest’ultimo museo è che è allestito negli uffici della compagnia ed è aperto al pubblico nei weekend”. Qui è possibile ammirare opere d’arte contemporanea.
### Kebab e cucina ottomana
Sono molti i ristoranti di Istanbul di buona qualità. “Nei pressi della Istiklal, imboccando la via che porta alla torre di Galata, c’è uno dei migliori ristoranti di kebab della città. Qui si può assaggiare un delizioso dolce di pollo“, racconta Francesca che, in ogni caso, consiglia di gustare un buon kebab anche nei ristoranti della catena Köşebaşı e al Namli (Konaklar Koza 1-2-3 Bloklar No:3 34330 Beşiktaş).
“A Kadıköy, invece, c’è il ristorante Ciya (Caferağa, Güneşli Bahçe Sk. No:43), dove è possibile assaporare un mix di piatti ottomani e mediorientali. Per un’atmosfera romantica e chic, però, bisogna andare sui tetti di Istanbul, dove ci sono i ristoranti più eleganti”.
### “Una megalopoli alla ricerca di un suo volto”
Istanbul sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni. “Bisogna andarci il prima possibile perché c’è il rischio che una certa autenticità vada perduta”, spiega Francesca Faiella. “La città si sta espandendo rapidamente e sta dando le spalle al Mediterraneo: diventa ogni giorno una vera megalopoli che deve ancora trovare una faccia. Sono a rischio i reperti archeologici. Non si fanno gli scavi, mentre si costruisce e si distrugge tutto, perché manca un po’ di attenzione rispetto alla storia della propria città. Per questo è meglio visitarla il prima possibile”.
#### Photo Credit
Foto di copertina: Il palazzo Topkapı – By Bjørn Christian Tørrissen , via Wikimedia Commons”
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