By Expedia Team, on July 31, 2017

Gran Paradiso: la via normale​ e le alternative

Cosa sapere sulla Via normale del Gran Paradiso: la salita a una montagna simbolo delle Alpi italiane, dove molti vivono l’emozione del loro primo “4000”

La vetta del Gran Paradiso è, per molti escursionisti, il primo approccio all’alpinismo alpino su ghiacciaio e la prima montagna raggiunta oltre i fatidici 4000 metri di altitudine. La “via normale” di salita a questa cima è divenuta nei decenni una vera e propria “classica”, un percorso che ogni estate vede mettersi in fila alpinisti e camminatori provenienti da tutto il mondo che vogliono provare l’emozione dell’alta quota.

Le difficoltà tecniche molto moderate e l’alta frequentazione di questa via di salita non devono però portare a sottovalutare l’itinerario. Esso prevede infatti un lungo tratto su ghiacciaio (non privo di crepacci) e un brevissimo tratto roccioso negli ultimi metri di ascesa. Inoltre il dislivello complessivo è considerevole e non occorre mai dimenticare che si raggiunge appunto una quota superiore ai 4000 metri, restando per diverse ore a un altitudine che può causare il cosiddetto “mal di montagna” (serie di sintomi come nausea, mal di testa, capogiri ecc) che non deve essere assolutamente trascurato e che, in caso insorga, deve portare immediatamente all’abbandono del tentativo di salita e al repentino ritorno a valle.

Se, infine, non si possiede l’adeguata attrezzatura per la progressione su ghiacciaio e la necessaria preparazione tecnica per affrontare autonomamente la salita, meglio affidarsi alle mani (e alla corda) di una guida alpina. Insomma un’esperienza indimenticabile e entusiasmante ma da vivere in maniera consapevole e in sicurezza.

### Primo giorno. Da Pont al Rifugio Vittorio Emanuele II

Raggiunta la Valsavaranche, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, dall’ampio parcheggio di Pont, si costeggia per un breve tratto il Torrente Savara, si supera il Rifugio Tetras Lyre e poi si sale, con numerose piccole svolte, sull’ampia mulattiera reale coincidente con il segnavia 1, immergendosi in un paesaggio sempre più grandioso, dominato dalle cime che chiudono la valle. In 2,20 ore di cammino si giunge al Rifugio Vittorio Emanuele II, affiancato dal piccolo Lac de Moncorvè, dove si specchiano la calotta glaciale del Ciarforon, il dente roccioso della Becca di Monciair e le tozze torri delle Punte Fourà. Dopo essersi riposati e rifocillati al rifugio, si affronta la breve ma fondamentale notte di sonno.

Ciarforon e Becca di Monciair si specchiano nel piccolo Lac de Moncorvé (foto Andrea Greci)

Ciarforon e Becca di Monciair si specchiano nel piccolo Lac de Moncorvé (foto Andrea Greci)

### Secondo giorno. La salita alla vetta del Gran Paradiso

La sveglia è in piena notte e le prime ore di cammino, almeno in piena estate, si devono svolgere in notturna, alla luce delle pile frontali. In questo modo si affronta anche la discesa non nelle ore più calda della giornata, cercando così di evitare il più possibile le insidie costituite dai crepacci del ghiacciaio. Dopo aver aggirato la spalla rocciosa della Becca di Moncorvé, si procede sui detriti lasciati dal ritiro del Ghiacciaio del Gran Paradiso, per poi mettere piede su quest’ultimo. Procedendo legati in cordata e con la necessaria attrezzatura alpinistica da ghiacciaio, si sale sempre con pendenza abbastanza moderata fino ai piedi del dente roccioso della Becca di Moncorvé dove giunge anche l’altra via di salita proveniente dal Rifugio Chabod. Da qui si traversa a sinistra e si punta alla cima, si supera la crepaccia terminale e con un breve e facile passaggio di arrampicata si superano le roccette che precedono la famosa Madonnina di vetta (4061 m), straordinario belvedere su gran parte delle Alpi Occidentali.

Lungo la via si salita alla vetta (foto Andrea Greci)

Lungo la via si salita alla vetta (foto Andrea Greci)

### La via normale dal Rifugio Chabod

Un po’ meno frequentata, in quanto leggermente più lunga e impegnativa, è “l’altra” via normale che sale dal Rifugio Chabod. Anche in questo caso il rifugio è raggiungibile senza problemi, in 2,40 ore di cammino, percorrendo ancora una volta una comoda mulattiera di caccia (segnavia 5) che sale dalla località Praviou. In questo caso sarà la luce del tramonto che accende le pareti nord-occidentali del Gran Paradiso e del Piccolo Paradiso a stagliarsi negli occhi e nei ricordi prima di prendere sonno. Prima dell’alba si procede verso il Ghiacciaio di Laveciau, transitando sotto al seghettato profilo del Piccolo Paradiso. Accompagnati dalla magica luce dell’aurora, si mette piede sul citato ghiacciaio e con numerose svolte si evitano i crepacci, su questa via senz’altro più numerosi, per poi salire con maggiore pendenza fino ai piedi della Becca di Moncorvé, dove ci si ricongiunge alla via normale proveniente dal Rifugio Vittorio Emanuele II. Da questo punto si raggiunge la vetta con lo stesso percorso.

Tramonto al Rifugio Chabod (foto Andrea Greci)

Tramonto al Rifugio Chabod (foto Andrea Greci)

### Le alternative: le sorprese delle cime “minori” e due sentieri per tutti

Per chi, arrivato al Rifugio Vittorio Emanuele, non si sente nelle condizioni psico-fisiche adatte a provare la salita al Gran Paradiso, può senz’altro “ripiegare” sulla vicina vetta della Tresenta (3609 m). Il ritiro del Ghiacciaio di Moncorvè ha trasformato profondamente la via di salita a questa montagna, che da qualche anno presenta difficoltà escursionistiche e, in piena estate, non necessità più dell’attrezzatura da ghiacciaio. Non si tratta comunque di un percorso per tutti, ma per camminatori esperti, svolgendosi comunque non su un vero e proprio sentiero ma su una traccia segnata unicamente dalle tracce di passaggio e da ometti in pietra.

Infine, coloro che partendo da Pont, non vogliono saperne di raggiungere cime o attraversare ghiacciai, due percorsi, affrontabili comodamente in giornata, permettono di ammirare tutte le vette principali del gruppo del Gran Paradiso, da privilegiati e tranquilli punti panoramici.

Il primo itinerario, adatto anche alle famiglie e quindi molto frequentato, raggiunge in una sola ora di cammino (seguendo il segnavia 3) il magnifico pulpito della Croix de la Roley, porta di accesso al Plan de Nivolet.

Il secondo, un po’ più impegnativo, ma alla portata della maggioranza degli escursionisti con un minimo di allenamento, raggiunge un luogo senza dubbio meno battuto e più appartato come il Grand Collet. In quest’ultimo caso si segue il segnavia 2A, salendo prima a mezza costa parallelamente al Vallon de la Seyvaz e poi affrontando un più ripido strappo fino al valico, dove la fatica di circa 2,40 ore di cammino sarà ripagata da una visione spettacolare e inedita sulle cime delle catena del Gran Paradiso.

Grand Collet (foto Andrea Greci)

Grand Collet (foto Andrea Greci)

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#### Photo Credit

Foto di copertina: Tramonto al Rifugio Chabod – Foto di Andrea Greci

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