By Expedia Team, on November 15, 2017

Opere Monet: i 15 quadri più belli

“Sin da giovanissimo, Claude Monet si dedicò all’arte, definendo una maniera pittorica personale immediatamente riconoscibile: quando espose alcuni dei suoi quadri a Parigi nel 1873, insieme agli amici Renoir, Sisley, Pissarro, Degas e Prins, il termine “impressionista” fu creato proprio per lui e a lui si addice più che a chiunque altro. Un animo taciturno e solitario, talvolta scontroso, si fece presto icona di un intero movimento artistico, che faceva affidamento su alcuni concetti fondamentali: la pittura doveva essere, ogni qualvolta fosse possibile, eseguita dal vero; essendo la natura la principale fonte d’ispirazione, dipingere en plein air (ovvero: “all’aria aperta”) era una conseguente necessità: solo così era possibile registrare istantaneamente sulla tela l’impressione visiva esercitata da un ambiente, in un preciso, determinato momento. Gli studi di Monet sulla resa della luce – e in particolare dei riflessi della luce sull’acqua e sulle superfici in genere – furono talmente minuziosi e insistenti, da portare qualcuno a definirlo “scienziato del colore”. Ma prima che scienziato, fu innanzitutto un poeta. Questa piccola selezione di opere di Monet può aiutarci a comprenderlo.

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### 1. Signora in giardino a Sainte-Adresse

Il viaggio ha inizio nelle fastose gallerie dell’Ermitage di San Pietroburgo con Signora in giardino a Sainte-Adresse, una delle prime opere impressioniste di Monet. Realizzato nel 1867, tra i suoi primi lavori realizzati totalmente en plein air è uno dei meglio riusciti. La sua potenza risiede soprattutto nella resa violenta della luce di mezzogiorno – il cui accecante bagliore viene esaltato dal vestito bianchissimo della donna ritratta nella parte sinistra del dipinto – ma anche nell’equilibrio della composizione, che nelle opere di Monet assume sempre un ruolo di primo piano.

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### 2. Il portale, nebbia mattutina

Tra il 1890 e il 1895, Monet si concentra in modo sempre più rigoroso sullo studio della luce e della resa pittorica dei suoi effetti. In questa fase l’artista sceglie pochi, specifici, temi che riproduce in serie variando esclusivamente le condizioni atmosferiche, l’ora del giorno e, talvolta, la stagione. Il ciclo delle Cattedrali di Rouen è proprio uno dei prodotti di questo studio: Monet ritrae, per decine e decine di volte, la facciata della Cattedrale di Rouen, le cui decorazioni architettoniche, creando elaborati disegni di luce e ombra, la rendevano un soggetto più che adatto per il suo progetto. Il portale, nebbia mattutina, custodita presso il Folkwang Museum di Essen, in Germania, è solo una delle molteplici tele dedicate alla cattedrale, che oggi impreziosiscono collezioni pubbliche e private di ogni parte del mondo.

### 3. I papaveri

La Francia è stata la patria di Monet e lo è tutt’ora: sono senz’altro i musei di Parigi a custodire il maggior numero di opere firmate dal padre dell’Impressionismo. Da questo punto di vista, la collezione del Musée d’Orsay è probabilmente la più ricca. Potreste partire con I papaveri, uno dei quadri più celebri al mondo, in cui Monet raffigura un vasto campo di papaveri ad Argenteuil, comune a nord di Parigi dove il pittore si trasferì con la famiglia nel 1871. L’atmosfera vibrante di un soleggiato pomeriggio estivo trapela dalla tela, dominata da un paesaggio sensazionale in cui i personaggi che l’attraversano non sono ritratti, ma silouhettes diventate parte integrante della natura.

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### 4. Camille Monet sul letto di morte

Forse non è tra le opere più famose di Monet, ma bisogna ammettere che questo quadro, di nuovo esposto al Musée d’Orsay, racchiude qualcosa di straordinario. Sì, effettivamente è anche un po’ macabro, ma quando Claude Monet volle guardare per l’ultima volta la moglie Camille, morta dopo una lunga malattia ad appena 32 anni, il desiderio di fissare per sempre sulla tela la sua ultima immagine fu per il pittore qualcosa di naturale e istintivo. La cosa più sconcertante sono senz’altro le cromie, che in un vortice di viola, grigi e blu, travolgono i lineamenti della donna. Anche in questo caso, Monet si concentra allora sui colori: stavolta non nella natura di un paesaggio, ma nella resa della morte e del dolore umani.

### 5. Colazione sull’erba

Il titolo di quest’opera potrebbe ricordarvi il famosissimo capolavoro pre-impressionista di Édouard Manet, a cui effettivamente questo quadro si ispira. Dopo le vacanze pasquali trascorse a Chailly de Refusés insieme agi amici Bazille, Sisley e Renoir, Monet decide di realizzare un grande dipinto, che illustrasse un pic-nic nella foresta di Fontainebleau. Il progetto era importante: originariamente concepita come una tela di 6 metri per 4, doveva essere in parte realizzato en plein air e rappresentare figure umane a grandezza naturale, per un risultato finale che, in realismo, avrebbe superato la Colazione sull’erba di Manet. Nonostante l’impegno e le nobili intenzioni, Monet non riuscì mai a completare l’opera, di cui oggi rimane solo una parte (di circa 2 metri per 2) esposta al Musée d’Orsay.

### 6. La Gazza

Nessuno, nella storia dell’arte, ha saputo dipingere la neve come Monet. Nel 1867, il pittore realizzò il primo ciclo di paesaggi invernali interamente dipinti all’aria aperta, a cui La Gazza – oggi custodita presso il Musée d’Orsay – fa riferimento. La pittura doveva essere rigorosamente en plein air e il gusto per la solitudine, insieme all’incredibile resistenza nel sopportare i disagi della natura, portavano Monet a non tradire mai questo principio, nemmeno durante gli inverni più rigidi. In La Gazza si respira tutto il silenzio e l’immobilità glaciale di una mattina d’inverno qualunque che, con la pittura, Monet trasforma in un’indimenticabile poesia visiva.

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### 7. Ninfee

Il tema delle ninfee è stata l’ultima grande ossessione di Monet che, ispirandosi al laghetto del suo giardino a Giverny, le dipinge in infinite varianti per circa 26 anni. Come le Cattedrali di Rouen, le tele dedicate alle ninfee sono un po’ sparse in giro per il mondo, ma il capolavoro di questa serie è di norma considerato uno: mi riferisco alle meravigliose Ninfee del Musée de l’Orangerie, che Georges Clémenceau commissionò a Monet per la decorazione delle due sale ovali dell’Orangerie. Si tratta del testamento di Monet e, forse, della sua opera più riuscita, poiché in grado di riunire armoniosamente il desiderio di realizzare una grande pittura decorativa, insieme alla veridicità di una pittura en plein air. Il pittore André Masson definì l’Orangerie “la Cappella Sistina dell’Impressionismo“. Sapreste trovare un appellativo migliore?

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Le Ninfee di Monet nella sala ovale del Musée de l’Orangerie – By I, Sailko, CC BY-SA 3.0 (commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=47311155)

### 8. Impressione, levar del sole

Tra tutti i quadri esposti alla mostra della Société Anonyme des artistes Peintres, Sculptures et Graveurs (associazione fondata nel 1873 da Monet, Renoir, Sisley, Pissarro, Degas e Prins), l’Impressione, levar del sole di Monet fu l’opera che diede il nome a quello che, dal 1874 in poi, sarebbe stato definito movimento impressionista. Il dipinto raffigura una vista sul porto di Le Havre all’alba, in una scena velata di viola dove ogni cosa perde i propri contorni e, al contempo, i propri volumi. Soltanto il sole si mantiene fermo e distinto, come un occhio brillante, nel cielo di nebbia di Monet. L’opera è conservata presso il Museo Marmottan di Parigi e mostra bene tutte le caratteristiche salienti di quella rivoluzionaria scuola pittorica: l’attenzione scientifica per la resa della luce, l’utilizzo del colore come mezzo per la riuscita di effetti ottici, l’impiego di tante piccole pennellate, la passione per i riflessi, l’importanza della pittura en plein air e della ricerca dell’ispirazione poetica prodotta dal contatto diretto con la natura.

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### 9. La Pointe de la Hève, Sainte-Adresse

L’importanza dell’acqua nella pittura di Monet risulta evidente già con i paesaggi marini degli anni ’60, tra cui emerge La Pointe de la Hève, Sainte-Adresse. Appartiene alla collezione impressionista della National Gallery di Londra e rivela già tutte le abilità e i tratti distintivi della pittura di Monet, all’epoca appena ventiquattrenne. Si notano la sua capacità di osservazione e di organizzazione compositiva, insieme alla particolare tecnica esecutiva, personale e ben riconoscibile: in una natura tenue e malinconica, le pennellate vivaci e brevi si rivelano efficacissime per la resa delle onde – che quasi sembrano muoversi sotto la piccola barchetta di legno – e al contempo della spiaggia, una distesa di tanti piccoli ciottoli colorati che si rovescia sulla tela come un mosaico variegato.

### 10. La Grenouillère

La Grenouillère era un famoso e mondano stabilimento balneare sulla Senna, frequentatissimo dalla società borghese parigina. Nel 1868, Renoir lo sceglie come luogo prediletto per i suoi dipinti en plein air e, l’anno successivo, Monet si unisce a lui. L’esito di quella sessione pittorica è la tela dal titolo La Grenouillère, oggi custodita presso il Metropolitan Museum of Art di New York. Come in Il fiume (realizzato nel ’67), pur essendo presenti delle figure umane, Monet si concentra sulla resa dei riflessi sull’acqua, utilizzando pennellate larghe e rapide. Nonostante il risultato finale sia di altissimo livello, sarà la Colazione dei canottieri di Renoir la massima espressione di questo tema: Monet era destinato ad allontanarsi sempre più dalla dimensione umana, per immergersi in quella della natura.

### 11. Palazzo Ducale, Venezia

Le serie a cui Monet si dedicò sono moltissime. Tra quelle architettoniche spicca, oltre al ciclo delle Cattedrali di Rouen, il gruppo di quadri raffiguranti i palazzi di Venezia, che Monet visitò tra il 1908 e il 1909. Per il pittore, si trattava della città impressionista per eccellenza: architetture dai profili eleganti che sorgono e si riflettono sull’acqua…cosa poteva chiedere di meglio, per i suoi studi? Al Brooklyn Museum di New York è possibile vedere uno dei pezzi più belli dedicati a questo tema.

### 12. Ninfee e Ponte Giapponese

Nel 1883, Monet si trasferisce con la famiglia a Giverny, piccolo comune francese della Normandia. È qui che dimorerà fino alla morte ed è qui che avrà base il suo piccolo regno impressionista, fatto di pace e natura. Nel 1891, deviando un affluente del fiume Epte, Monet crea un laghetto corredato da un ponticello giapponese: non esistono luoghi, nella storia dell’arte, ad essere stati studiati in modo tanto minuzioso quanto il laghetto di Giverny, riprodotto da molteplici angolazioni diverse, in tantissime varianti. Tra queste, la tela del Princeton University Art Museum è, insieme alle Ninfee del Musée de l’Orangerie, una delle più conosciute.

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### 13. Parlamento, al tramonto

Come Venezia, anche Londra esercitò un certo fascino su Monet, che vi trascorse gli inverni tra il 1899 e il 1901. È in questo periodo che realizza i cicli pittorici dedicati al Tamigi, che comprendono almeno 100 diverse vedute del fiume (alcune affacciate sul Ponte di Waterloo, altre raffiguranti il Parlamento visto dall’Ospedale di S. Tommaso). La National Gallery of Art di Washington custodisce diverse opere di Monet: oltre a cattedrali, ninfee e a diversi paesaggi naturali, è possibile vedere il bellissimo Parlamento al tramonto, una delle più belle tele dedicate all’architettura simbolo di Londra.

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### 14. Il Fiume

Dipinta nel 1868 e attualmente esposta all’Art Institute di Chicago, Il fiume rappresenta un’opera importante nella produzione di Monet. Qui, il mondo dell’acqua – a cui si era già avvicinato con i precedenti paesaggi marini – subisce una trasformazione decisiva, perché a diventare protagonista assoluto del quadro è, ufficialmente, il riflesso. Ogni singola pennellata su questa tela è rivolta alla resa ideale dei riflessi sull’acqua che, indefiniti e sfuggenti, contribuiscono a dare all’immagine una sensazione d’immediatezza. È questo il primo, vero omaggio all’istantaneità della percezione realizzato da Monet.

### 15. Pagliai (crepuscolo, effetto di neve)

Come la serie delle Cattedrali di Rouen, quella dei Pagliai può essere considerata un vero e proprio esperimento scientifico. Anche in questo caso, abbiamo tantissime tele (tra cui quella dell’Art Institute di Chicago), in una miriade di varianti diverse, per raffigurare pagliai in diverse condizioni di luce, a diverse ore del giorno e in diversi periodi dell’anno. La semplicità delle forme dei soggetti raffigurati permette tuttavia all’artista di concentrarsi sulla modulazione della luce e degli effetti che questa crea sulle superfici, come mai prima di allora. A differenza dei cicli dedicati alle architetture, i Pagliai vengono considerati uno dei massimi risultati ottenuti dalla connessione, intima e totale, tra Monet e la natura.

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#### Photo Credits

Foto di copertina: Claude monet, Ninfee e Nuvole, 1920-1926 (orangerie) – By I, Sailko, CC BY-SA 3.0 (commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=47311177)”