6 opere dei Musei Vaticani tra segreti e misteri
“Con un’enorme collezione distribuita all’interno di bellissimi palazzi, i Musei Vaticani sono uno dei più ricchi complessi espositivi al mondo.
Creati nel XVI secolo da papa Giulio II, i Musei Vaticani contengono le opere raccolte dai pontefici nel corso di 500 anni, distribuite lungo 7 chilometri di sale e corridoi. Le collezioni spaziano dalla statuaria greco-romana alla migliore pittura italiana, dai più grandi artisti internazionali del Novecento ai reperti egizi, fino a libri, armature e carrozze.
Ci siamo immersi in questo labirinto di opere e storie, per raccontarvi le più curiose e intriganti.
### 1. L’Afrodite Cnidia, o il potere della bellezza
La statua di Afrodite Cnidia è realizzata in marmo. Si tratta di una copia di un originale greco del IV secolo a.C. Copia fedele del perduto capolavoro di Prassitele e primo nudo femminile dell’arte greca, questa statua di epoca romana è il simbolo della potenza della bellezza.
Pare che quando l’affascinante eterea Frine, che fece da modella per l’opera, finì sotto processo per empietà, all’avvocato bastò aprirle la veste per convincere i giudici dell’assoluta necessità di proscioglierla. Il genio di Prassitele ne trasferì così bene la bellezza sul marmo, che anche la statua suscitò passioni travolgenti. Luciano di Samosata narra di un giovane che, non riuscendo a staccarsene, decise di eludere la sorveglianza dei guardiani del tempio per consumare finalmente la sua notte d’amore. Poi scomparve nel nulla.
### 2. L’Atleta caro a Tiberio
Un giovane atleta durante la toletta è il soggetto dell’Apoxyomenos di Lisippo, giunto fino a noi solo attraverso questa copia romana. Il suo ritrovamento (1849) nell’allora vicolo delle Palme, a Trastevere, fu talmente sensazionale da far cambiare il nome della strada in “vicolo dell’Atleta”, tuttora in uso.
Prima scultura a tutto tondo dell’arte greca, l’Apoxyomenos piacque a Tiberio, che dalle Terme di Agrippa lo trasferì nel proprio palazzo. Ma non aveva fatto i conti con il popolo, tanto affezionato alla statua da reclamarla a ogni apparizione pubblica dell’imperatore. Così l’Atleta tornò al suo posto.
### 3. Un ritrovamento rocambolesco: San Girolamo penitente
Questo dipinto incompiuto di Leonardo da Vinci fu ritrovato in circostanze davvero insolite. Dopo la morte della sua ultima proprietaria, la pittrice svizzera Angelica Kauffmann, se ne erano perse le tracce. Si dice che sia stato il cardinale Joseph Fesch a rintracciarlo, segato in due parti: una era usata da un rigattiere romano come coperchio per una panca e l’altra – la testa del santo – come sgabello nella bottega di un calzolaio.
### 4. I segreti di Michelangelo
Avreste mai immaginato che Michelangelo possa aver dipinto la Cappella Sistina controvoglia? E che qualcuno l’abbia raccomandato presso il papa con l’intento di umiliarlo? Secondo il Vasari, fu Bramante a consigliare a Giulio II di affidare l’opera al Buonarroti, conoscendone l’inesperienza in fatto di affreschi e sperando che dopo una sua clamorosa figuraccia l’incarico sarebbe passato all’amico Raffaello. Michelangelo rifiutò di dipingere il soffitto di quella che gli pareva “una grande stalla”, ma poi si arrese alle insistenze papali.
Dopo anni di duro lavoro, ingegnose soluzioni tecniche e contrasti con il pontefice, la cappella era perfetta. Il cerimoniere Biagio da Cesena, che a causa dei tanti nudi aveva bollato il Giudizio Universale “opera da osterie”, vi si trovò ritratto nei panni del giudice infernale Minosse, con orecchie d’asino e un serpente a mordergli il pene.
### 5. L’ironia di Raffaello
La celebre Scuola di Atene, dipinta da Raffaello nella Stanza della Segnatura, è certo un’opera densa di significati filosofici. Quel che non tutti sanno è che ai dotti del mondo antico l’artista attribuì le sembianze dei suoi contemporanei. Se Bramante è il matematico Euclide (o Archimede) e Platone ha i lineamenti di Leonardo, il volto imbronciato dell’enigmatico Eraclito, quasi estraneo alla scena, è quello di Michelangelo, il cui carattere ombroso era ben noto al rivale Sanzio. In primo piano i famigerati stivali, da cui Buonarroti non si separava neanche a letto.
### 6, L’omaggio di Caravaggio
A risarcire il povero Michelangelo ci pensa Caravaggio cent’anni dopo, con una doppia citazione nella Deposizione dalla croce. Qui il braccio abbandonato di Cristo richiama direttamente la Pietà del Buonarroti, mentre il volto di Nicodemo, che guarda lo spettatore, ha le fattezze dello scultore fiorentino.
Altra peculiarità del dipinto fu il successo riscosso fra i contemporanei, di solito poco inclini ad apprezzare il realismo caravaggesco.
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#### Photo credit
Foto di copertina: Scuola di Atene di Raffaello Sanzio. Raphael , via Wikimedia Commons.
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