Fotografia di viaggio: consigli per un reportage da chi lo fa per lavoro
” Girano il mondo scattando fotografie che vengono pubblicate su riviste patinate e magazine online che ci fanno sognare paradisi lontani. Come non invidiare i fotografi di viaggio, sempre in partenza per qualche destinazione esotica da raccontare con accattivanti reportage? La fotografia di viaggio sembrerebbe uno dei lavori più belli del mondo, e in effetti lo è. Ma come si diventa fotografo di viaggio e quali sono gli aspetti più interessanti di questo affascinante mestiere?
Lo abbiamo chiesto, insieme a qualche consiglio utile per prepararsi nel modo migliore a fare un reportage fotografico di viaggio, a Vittorio Sciosia, fotografo napoletano classe 1964. Una vita in giro per il mondo con la macchina fotografica al collo e decine di reportage pubblicati sui maggiori giornali italiani e stranieri, oltre a un periodo trascorso negli Stati Uniti come collaboratore di Discovery Channel.
##### Vittorio, come si diventa fotografo di viaggi? Raccontaci la tua esperienza.
Diventare fotografo di viaggi, oggi in Italia, è piuttosto complicato, perché essendo rimasti pochi giornali di viaggio si sono ridotti notevolmente gli sbocchi professionali. Quando ho cominciato io invece, una trentina di anni fa, la situazione era diversa: c’erano molte riviste ed era quindi più facile iniziare a lavorare per quelli della mia generazione, cresciuti sognando di emulare i fotografi del National Geographic.
Fin da ragazzo ho iniziato a viaggiare, anche in modo spartano, e a fare esperienze all’estero, ma la mia passione è nata un po’ per caso, quando mio padre mi ha regalato una macchina fotografica reflex.
Finita l’Università, mi sono dato un periodo sabbatico di 6 mesi per provare a diventare un fotografo di viaggio e sono partito per il Centro America. Rientrato, sono andato a Milano, allora il centro dell’editoria di viaggio, per provare a vendere le mie foto e ho avuto la grande soddisfazione di pubblicare il mio primo servizio su Tuttoturismo, il primo giornale che mi ha dato fiducia. Da lì è iniziato tutto, ho cominciato a collaborare con loro e poi con tanti altri>>.
Courtesy of ©Vittorio Sciosia http://www.vittoriosciosia.com
##### Quando hai iniziato la fotografia era solo analogica. Come è cambiata la tua professione con il passaggio al digitale?
Esatto, allora il digitale era fuori da ogni immaginazione. E devo ammettere che quando sono apparse le nuove macchine sono stato tra i più restii a passare al digitale, perché per me la fotografia era solo analogica.
Ma ho dovuto ricredermi: il cambiamento era irreversibile, la pellicola stava morendo e le nuove macchine davano risultati migliori. Anche se con il passaggio al digitale noi fotografi ci siamo dovuti reinventare, diventare anche esperti di Photoshop per la post-produzione delle fotografie.
Prima il lavoro si svolgeva solo sul campo, nella ricerca del punto, della luce e del momento giusto, perché una volta scattato non si poteva più tornare indietro e vedevamo il risultato del lavoro fatto solo dopo lo sviluppo.
Invece col digitale è tutto più facile. Innanzitutto si verifica subito la qualità dello scatto. Poi in post-produzione possiamo rendere la foto ancora più accattivante, ricreare esattamente le condizioni di luce originali, rimediare a eventuali sbagli, anche se ciò non vuol dire stravolgere il risultato finale.Togo, street life on the way to Amenoudzi village – Courtesy of ©Vittorio Sciosia http://www.vittoriosciosia.com/portfolio/alla-ricerca-del-voodoo-in-benin-e-togo/
Un altro aspetto positivo del digitale rispetto all’analogico è il risparmio dovuto all’utilizzo delle schede di memoria e all’abolizione del passaggio dello sviluppo in laboratorio.
Ricordo che prima si partiva con sacchi di rullini fotografici, che avevano un bel costo e non sapevi mai quanti portarne. Se ne portavi pochi rischiavi di non trovarne sul posto, nel caso fossero finiti. Al contrario, se erano troppi c’era il rischio che quelli inutilizzati andassero poi sprecati.
Un altro aspetto che devo purtroppo rilevare è l’assottigliamento dei compensi da parte dei giornali: rispetto a prima non c’è più un riscontro economico commisurato con gli investimenti in tecnologia, software e impegno che noi fotoreporter dobbiamo affrontare per garantire un livello professionale>>.
##### Come si svolge il tuo lavoro, con quali modalità e chi sono i tuoi clienti?
Inoltre, un paio di volte l’anno accompagno viaggi fotografici per appassionati che vogliono approfondire tecniche e modalità della fotografia di viaggio. L’ultimo è stato in Etiopia, da cui sono tornato da poco. In pratica, mi seguono nella realizzazione di un reportage fotografico di viaggio, apprendendo sul campo le varie fasi, dalla pianificazione della giornata all’approccio con le persone, dall’utilizzo di flash e luci alle tecniche di post-produzione>>. Ethiopia, Lalibela – the Orthodox Epiphany, the Timkat, in January – Courtesy of ©Vittorio Sciosia http://www.vittoriosciosia.com/etiopia-una-esperienza-incredibile/
##### Come scegli le destinazioni dei tuoi viaggi?
La città della gioia (n.d.r.: romanzo di Dominique Lapierre) mi venne una tale voglia di visitare Calcutta che poi ci andai. Oppure può essere il desiderio d’avventura, tipo girare la Thailandia con i mezzi pubblici, documentare un viaggio immerso nella cultura locale, senza filtri. Un altro spunto sono i viaggi in occasione di eventi particolari, come l’Epifania Copta che ho fatto recentemente in Etiopia o l’Holi in India>>.
##### Consigli per fotografare in viaggio? Cosa non deve mancare nella borsa di un fotografo?
Partiamo ovviamente dalla macchina fotografica. Consiglio una mirrorless, compatta e leggera, quindi ideale anche per la street photography. Come obiettivo, se proprio bisogna sceglierne uno solo, suggerisco un 24-105 mm che è un vero factotum, molto versatile, copre infatti dal medio-grandangolo al medio-tele. Se si prevede di fotografare persone in ambienti con poca luce, aggiungerei anche un paio di obiettivi fissi molto luminosi, come un 24 mm per coprire le foto di ambienti e un 85 mm per i ritratti; mentre per le foto di architettura può essere utile anche un obiettivo decentrabile.
Un accessorio fondamentale è il cavalletto, anche piccolo; mentre non vedo l’utilità di portare un flash, troppo complicato da usare per chi è alle prime armi. In alternativa vanno bene anche delle lampade a led, di più facile utilizzo. Comunque, con le macchine che ci sono oggi, se impostate in automatico, è difficile sbagliare la fotografia>>.
Chile, Patagonia – Glacier Pia – Courtesy of ©Vittorio Sciosia http://www.vittoriosciosia.com/portfolio/patagonia-con-australis/
##### Come pianifichi il reportage fotografico di viaggio?
Anche questo aspetto del lavoro del fotografo di viaggio è molto cambiato. Prima mi preparavo sulla base di libri ed esperienze dirette di giornalisti e fotografi, per cercare di capire le problematiche affrontate da chi c’era stato prima di me. Ora mi documento molto anche su Internet, che ha reso tutto più facile, e sulle guide per individuare i luoghi più interessanti da fotografare. Anche se vedo una foto brutta, capisco il potenziale di un luogo e se vale la pena lo metto in lista. Ma vale anche il contrario.
Quindi faccio una scaletta dei luoghi da fotografare, tenendo anche conto della luce nei vari momenti della giornata. A questo proposito ci sono diverse app che forniscono indicazioni circa l’incidenza delle ombre nei vari momenti della giornata. Anche se non sono sempre affidabili al 100%, perché magari non tengono conto della presenza di edifici o alberi, sono un valido aiuto>>.
##### C’è qualche reportage fotografico di viaggio al quale sei particolarmente legato?
viaggio in Etiopia. Ma in realtà ho splendidi ricordi anche dei primi reportage, tra cui un epico viaggio in Canada coast to coast o uno dei primi viaggi fatti in Marocco: due-tre settimane su commissione del giornale, condizioni che ora non si ripetono più, i giornali vogliono un reportage completo in 3-4 giorni. Prima invece si lavorava fianco a fianco con un giornalista, con cui si creavano anche dei rapporti di amicizia e il risultato era un lavoro più approfondito.
L’approfondimento resta comunque un aspetto che cerco di mantenere nei miei reportage di viaggio, facendo trasparire le emozioni che si vivono nella scoperta di un luogo, immergendosi completamente nella vita di un villaggio, ma anche di un evento, una tradizione, che va ben al di là del semplice folklore: perché si fa, da dove arriva, cosa ci trasmette? La fotografia di viaggio è un mezzo di conoscenza, da cui deve trasparire la sintonia, il rispetto per il luogo, la cultura e le persone, ma anche la connessione con il momento. Mentre invece oggi sembra tutto una corsa a fare vedere che si è stati in un posto, si è fatta la foto e via>>. Benin, Ouidah – villages along the shores of Mono river – Courtesy of ©Vittorio Sciosia http://www.vittoriosciosia.com/portfolio/alla-ricerca-del-voodoo-in-benin-e-togo/
##### A proposito di rapporto con le persone? Come fai a entrare in sintonia con i soggetti da fotografare?
Per me non è mai stato un problema, sono abbastanza estroverso, diciamo che mi viene naturale. Certo il rispetto è fondamentale quando si entra in contatto con persone che appartengono a culture diverse dalla nostra, ma dalla mia esperienza posso dire che un sorriso abbatte ogni barriera, apre tutte le porte. Anche se non si parla la stessa lingua, un sorriso aiuta sempre a rompere il ghiaccio, ci fa entrare in sintonia anche con la persona più diffidente e restia. Davanti a un sorriso o una battuta scherzosa, difficilmente dicono di no e acconsentono a farsi fotografare o anche a farci entrare nelle loro case>>.
##### Dopo tanti anni e tanti viaggi, è ancora viva la tua curiosità verso il mondo?
Assolutamente sì, curiosità e passione sono le stesse di quando ho iniziato, non è cambiato niente, anzi sono più forti che mai. Perché soddisfare la mia curiosità è da sempre la spinta alla base del mio lavoro>>.
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#### Photo Credits
Foto di copertina: Courtesy of ©Vittorio Sciosia – www.vittoriosciosia.com
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