Galleria degli Uffizi a Firenze: le 8 opere più belle
“Le 8 più belle opere degli Uffizi! Botticelli, Piero della Francesca, Leonardo, Tiziano, rappresentano un patrimonio unico al mondo!
Il tempio dell’arte rinascimentale, con la più grande collezione al mondo di opere realizzate tra il XV e il XVI secolo è racchiuso nelle sale delle Gallerie degli Uffizi. Un edificio a forma di U che riunisse – sotto la stretta sorveglianza di Cosimo I de’ Medici – gli uffizi delle 13 più importanti Magistrature fiorentine.
Era inizialmente questo l’obiettivo del progetto affidato dal duca di Firenze a Giorgio Vasari, divenuto nel tempo uno scrigno d’arte, tra i più preziosi al mondo. Apprezzare “la culla del Rinascimento” significa soprattutto concedersi qualche ora per ammirare, in questo prezioso gioiello dell’umanità, i capolavori che hanno scolpito nel mondo il genio artistico di Firenze. Ecco, secondo noi, le 8 più belle opere degli Uffizi!
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### 1. La Nascita di Venere di Botticelli
Un nuovo percorso espositivo ampliato e dedicato al primo Rinascimento è stato recentemente aperto al pubblico degli Uffizi. Questo itinerario include anche le sale 10 e 14, dedicate ai capolavori di Sandro Botticelli, la Primavera e la Nascita di Venere, arricchite dell’Annunciazione.
Eseguita per la famiglia dei Medici tra il 1482 e il 1485, la Nascita di Venere, una delle opere d’arte più note e apprezzate al mondo, racchiude l’idea perfetta di bellezza femminile nell’arte. Dalle Metamorfosi di Ovidio alle Stanze di Agnolo Poliziano, contemporaneo di Botticelli, questo capolavoro è ricco di rimandi artistici e letterari.
Fortemente ispirata alla filosofia neoplatonica, l’opera descrive la nascita dell’Amore e della bellezza spirituale come forza motrice della vita. Una Venus pudica, che nasconde timidamente le parti intime, è ritratta fluttuante su una conchiglia che sfiora la superficie del mare, con, a sinistra, Zefiro abbracciato a un personaggio femminile tra una cascata di rose. Sulla destra, la casta ancella di Venere porge alla dea un manto per proteggersi.
L’opera, il primo esempio in Toscana di pittura su grande tela, è un’ode alla famiglia dei Medici, che grazie alla diplomazia e alla cultura avrebbe introdotto a Firenze il regno di Amore.
### 2. La Primavera di Botticelli
I dettagli naturalistici, l’uso sapiente del colore, l’eleganza delle figure conferiscono alla Primavera un’intensa raffinatezza. Dipinta tra il 1477 e il 1482 per Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, quest’opera, ricca di significati allegorici, sarebbe un’interpretazione del regno di Venere cantato dagli antichi poeti. Zefiro insegue la ninfa Clori e la feconda con un soffio. La ninfa rinasce trasformata in Flora e, successivamente, nella Primavera che sparge fiori sul mondo. Al centro, Venere, stretta in un drappo rosso, incarna il simbolo neoplatonico dell’amore più elevato. Sopra di lei, il figlio Cupido, a sinistra, le tre Grazie impegnate in un’armoniosa danza, e ancora Mercurio, raffigurato con i tipici calzari alati, mentre dissipa le nubi.
Varie interpretazioni ruotano intorno ai nove personaggi che occupano la tela con armonia ed eleganza. Un primo livello di lettura sarebbe strettamente mitologico, mentre quello di tipo filosofico è legato all’accademia neoplatonica. Un’interpretazione storico-dinastica allude invece alle vicende contemporanee, alla gratificazione del committente e della sua famiglia.
### 3. La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello
La sala 7 del primo Rinascimento ospita questo dipinto di Paolo Uccello realizzato verso il 1438. Si tratta della parte centrale di un trittico oggi smembrato e diviso tra Uffizi, National Gallery e Louvre. Nel 1784 le tre tavole arrivarono agli Uffizi, ma presto, dal momento che i tre pannelli erano considerati troppo simili, si decise di tenere a Firenze quello meglio conservato vendendo gli altri come inutili doppioni. Il ciclo racconta la battaglia di San Romano, che nel 1432 vide contrapposti fiorentini e senesi e che assistette alla gloriosa vittoria di Firenze. La tavola conservata a Firenze racconta il disarcionamento del condottiero senese Bernardino della Carda, ritratto al centro della scena insieme al suo cavallo bianco nel momento in cui viene colpito da una lancia nemica.
Pur essendo stata realizzata per la ricca famiglia Bartolini, l’opera entrò presto tra i beni di Lorenzo il Magnifico. L’utilizzo sperimentale e ardito della prospettiva, che rese il pittore di Pratovecchio famoso tra i suoi contemporanei, è la grande novità dell’opera. Pur accogliendo pienamente la rivoluzione rinascimentale della prospettiva e della centralità dell’uomo, Paolo Uccello non tralascia alcuni particolari tipici dell’eredità tardogotica, evidenti nei dettagli naturalistici, nelle scene di caccia e nella minuziosa descrizione delle armature e dei cavalli.
### 4. Madonna col Bambino e due angeli di Filippo Lippi
Quest’opera databile intorno al 1465, conservata nella sala 8 della Galleria degli Uffizi, è una delle più conosciute dell’artista Filippo Lippi, il monaco carmelitano che si innamorò perdutamente della monaca Lucrezia Buti. Molto probabilmente la Madonna raffigurata di profilo, pensosa, con le mani giunte in posizione di preghiera, di fronte al bambino sorretto da due angeli, potrebbe essere proprio Lucrezia. I
l paesaggio, dietro le spalle dei personaggi, è ispirato alla pittura fiamminga. La dolcezza, l’eleganza degli atteggiamenti, l’acconciatura della Madonna, estremamente raffinata, impreziosita da perle e veli, sarà un modello per i pittori successivi, soprattutto per Botticelli, allievo di Lippi.
### 5. I duchi di Urbino di Piero della Francesca
La pelle cerulea della duchessa Battista Sforza, con la sua fronte altissima, l’acconciatura elaborata, intessuta di panni e gioielli, incrocia lo sguardo possente del marito, Federico da Montefeltro, abile stratega, valoroso condottiero e grande mecenate. I due ritratti realizzati da Piero della Francesca tra il 1465 e il 1472, oggi separati in due distinte cornici nella sala 7, costituiscono una delle opere più famose del Rinascimento italiano. I busti dei due duchi, in primo piano e di profilo, dominano, solenni, il paesaggio sullo sfondo, di chiara derivazione fiamminga.
Piero della Francesca riproduce il perfetto uomo rinascimentale, consapevole della centralità del proprio ruolo nell’universo. La scelta della rappresentazione di profilo del duca era dovuta al fatto che Federico da Montefeltro fosse rimasto sfigurato all’occhio destro nel corso di una giostra. Il naso adunco e rotto era un’altra cicatrice riportata nel corso dello sfortunato torneo. Il retro del dittico mostra i due coniugi su due carri antichi. Il Duca è ritratto sul carro trionfale mentre viene incoronato da una Vittoria alata. Il trionfo della moglie esalta invece le virtù coniugali: Battista Sforza siede infatti su un carro trainato da liocorni, simboli di castità.
### 6. L’Annunciazione di Leonardo da Vinci
Osservando molto da vicino questa tela, realizzata tra il 1472 e il 1475, si possono cogliere le impronte digitali di un Leonardo ventenne che sfumava talvolta il colore con i polpastrelli. Il capolavoro, attribuito a un Leonardo giovane, si discosta dalla tradizionale iconografia dell’Annunciazione. La scena si svolge, infatti, all’esterno della casa della Vergine, piuttosto che in un luogo chiuso, quasi a voler sottolineare il coinvolgimento dell’intero creato nel miracolo della divina incarnazione. I fiori del prato sono descritti nel dettaglio. Sullo sfondo, le montagne si perdono in una luce chiarissima che preannuncia le tecnica dello sfumato. L’angelo, raffigurato in posizione classica, è ritratto come appena planato con le ali battenti. Le ali originali erano più corte, ma qualcuno dipinse sopra un’aggiunta, non comprendendo piuttosto che Leonardo voleva rappresentare la figura in procinto di chiudere le ali.
### 7. La Madonna del Cardellino
Nessuno direbbe che questo capolavoro, realizzato intorno al 1506 da un giovane Raffaello per le nozze di Lorenzo Nasi, sia stato quasi distrutto, appena 40 anni dopo la sua composizione, in seguito al crollo del palazzo in cui era conservato. L’incidente portò l’opera a spaccarsi in circa 17 pezzi che furono poi rimontati in un unico restauro con l’aggiunta di due nuovi inserti. Alcuni restauri si succedettero nel corso dei secoli, ma fu quello del 2008 ad avere restituito all’opera il suo originale splendore.
Racchiusi in una sorta di piramide ideale si scorgono la Madonna, seduta sulla roccia, che regge tra le gambe Gesù Bambino, e, sulla sinistra, San Giovannino. I due fanciulli giocano con un cardellino che allude alla Passione di Cristo. Un sentimento di serena dolcezza, calma e spontanea familiarità domina la scena. Nei movimenti eleganti e nelle proporzioni delicate, nei volti e negli sguardi gentili è racchiuso l’equilibrio formale che testimonia la raggiunta maturità dell’artista. Potrete ammirare questo capolavoro nella sala rosa 66 dedicata a Raffaello.
### 8. La Venere di Urbino di Tiziano
Intrigante, misteriosa, sensuale. La Venere di Urbino completata da Tiziano ne 1538 per il Duca di Urbino Guidobaldo II Della Rovere, è la perfetta rappresentazione della donna rinascimentale che come Venere, diventa simbolo di amore, fertilità, bellezza. Eppure nel 1880 Mark Twain definì questo capolavoro “il quadro più indecente, il più vile, il più osceno che il mondo possiede”. L’opera – custodita nella sala 83 di Tiziano – rappresenta un’allegoria del matrimonio e doveva servire come modello “didattico” per Giulia da Varano, giovane moglie del duca. Il cagnolino ai piedi della donna è il simbolo della fedeltà coniugale, mentre la domestica che, sullo sfondo, guarda una bambina che rovista in un cassettone, è un augurio di maternità. L’evidente carica erotica del dipinto serviva a ricordare alla donna i doveri matrimoniali nei confronti dello sposo.
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Foto di copertina: Piero della Francesca, I Duchi di Urbino , via Wikimedia Commons
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