Il mio viaggio in Argentina: El Calafate, El Chalten, il Perito Moreno e la magica storia dell’Estancia Cristina
“El Calafate è un punto ideale per raggiungere alcuni degli angoli più belli della terra Patagonica. Dal famoso Perito Moreno fino all’Estancia Cristina.
El Calafate è una cittadina graziosa che guarda orgogliosa al suo lago azzurro di giorno e rosa, viola, lilla, quando il sole sta per tramontare.
Questa è un’ottima posizione per partire alla scoperta di molte meraviglie che le stanno intorno: il ghiacciaio Perito Moreno, la Estancia Cristina, il villaggio de El Chalten, ai piedi del massiccio del Fitz Roy, con la sua aria naiv e amanti del trekking che vanno e vengono.
Lo spettacolo del Perito Moreno è davvero difficile da descrivere: un fronte di ghiaccio che si allunga per chilometri su un lago dai colori abbaglianti.
Qui la forza della natura ammutolisce e impressiona, per il suo silenzio, per il suo rumore. Ci si può avvicinare a questo monumento della natura con le barche o passeggiando sulle passerelle che ne mostrano la vastità.
Questo animale bianco e azzurro è vivo e avanza. Sedendosi a guardarlo non è raro poter osservare frontoni di ghiaccio che si staccano e piombano rumorosamente in acqua, scuotendo i tuoi stessi pensieri.
Sempre da El Calafate si può partire alla volta de El Chalten, un villaggio ancora impregnato del coraggio dei pionieri. Un luogo che, fino a pochi anni fa, non esisteva. Un villaggio con le strade di polvere e accoglienti locali dove ci si può scaldare ordinando un locro.
Prima di arrivare però non perdetevi la sosta a “La Leona”, uno dei pochi punti di sosta, lungo la solitaria strada che collega El Calafate a El Chalten.
Si racconta che a questa parada, lungo il Rio Gallegos, fece visita il mitico bandito Butch Cassidy e la sua banda per fare il tipico “Gioco dell’Anello”.
Una volta ad El Chalten invece fatevi raccontare le storie dei grandi alpinisti che hanno scritto la storia di queste montagne.
In particolare, se una sera avete nostalgia della pizza, potete cenare al Patagonicus, gestito dai figli di Cesarino Fava, storico compagno di avventure di Cesare Maestri.
Qui potete ammirare foto storiche del maestro Ernst Standhardt e cimeli di quel periodo, oltre a scaldarvi, magari dopo aver fatto la vostra personalissima spedizione al campo base del Cerro Torre o, come ho fatto io, alla Laguna de Los Tres…vi auguro un tempo più clemente!
C’è poi la storia magnifica che riguarda l’Estancia Cristina.
Un’oretta di bus fino a Puerto Bandera (non proprio un porto a dire la verità, direi più un molo) e tre ore di navigazione in mezzo a piccoli iceberg fino a questo remoto angolo del pianeta.
Qui, all’inizio del secolo scorso, un gallese giunto in sudamerica con il miraggio dell’oro decide di sistemarsi, considerato che il governo argentino praticamente regalava la terra e offriva una tassazione vantaggiosissima per tutte le attività avviate in Patagonia.
Il sig. Masters, cosí si chiamava, torna in Galles, sposa la signora Masters e la porta qui.
In due, in una terra lontanissima e inospitale (a quel tempo la navigazione per Puerto Bandera era di 11 ore e, per arrivare al centro urbano più vicino, occorrevano 45 giorni di carro), hanno vissuto un anno in tenda, vivendo della pesca dei salmoni e di quel poco che la terra offriva.
In seguito hanno costruito una casa, un mulino che generasse energia elettrica, hanno avuto due figli e hanno trascorso la loro intera, lunga esistenza ai margini del mondo.
I figli dei Masters ebbero destini diversi. Cristina purtroppo morí di polmonite e il maschio dovette rientrare da Buenos Aires, dove stava studiando, per badare ai suoi genitori. Assunse una donna affinché lo aiutasse e di questa si innamorò. Nel frattempo questa parte dell’Argentina divenne riserva naturale e il governo iniziò a fare pressioni affinché i Masters se ne andassero. La coppia però non mollò. Si sposarono in tarda età per tentare di adottare un figlio, in modo da conservare il diritto acquisito, ma la legge non glielo permise. Cosí, alla morte dell’uomo, la moglie avviò una sorta di attività turistica ante litteram che gli permise di avere soldi e compagnia fino all’ultimo giorno della sua vita.
Visitare la Estancia Cristina è magico. I vecchi ambienti, gli antichi oggetti che ancora vengono conservati, il piccolo cimitero dei Masters, la prima minuscola casa dove si ripararono, la grande casa che costruirono, il mulino raccontano una storia poetica di tenacia e coraggio.
Quando poi si sale ad ammirare quello che milioni di anni fa fu il fondo dell’oceano e da lí si lascia spaziare lo sguardo fino al ghiacciaio Viedma, le parole se ne vanno e rimane solo una meraviglia silenziosa.
LEGGI ANCHE: La porta della Patagonia: la peninsula Valdes!
#### Photo Credit
Foto di Simone Repetto
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